05-08-2015

 

PAPA FRANCESCO

 UDIENZA GENERALE

 Aula Paolo VI - Mercoledì, 5 agosto 2015

 


 

La Famiglia – 2.1. Famiglie ferite

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Con questa catechesi riprendiamo la nostra riflessione sulla famiglia. Dopo aver parlato, l’ultima volta, delle famiglie ferite a causa della incomprensione dei coniugi, oggi vorrei fermare la nostra attenzione su un’altra realtà: come prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione.

La Chiesa sa bene che una tale situazione contraddice il Sacramento cristiano. Tuttavia il suo sguardo di maestra attinge sempre da un cuore di madre; un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene e la salvezza delle persone. Ecco perché sente il dovere, «per amore della verità», di «ben discernere le situazioni». Così si esprimeva san Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Familiaris consortio (n. 84), portando ad esempio la differenza tra chi ha subito la separazione rispetto a chi l’ha provocata. Si deve fare questo discernimento.

 

17-06-2015

 

Lettera Enciclica

 LAUDATO SI'

 del Santo Padre

 Francesco

 sulla cura della casa comune

  1. 1. «Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba».[1]


    2. Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla. La violenza che c’è nel cuore umano ferito dal peccato si manifesta anche nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell’acqua, nell’aria e negli esseri viventi. Per questo, fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra, che «geme e soffre le doglie del parto» (Rm 8,22). Dimentichiamo che noi stessi siamo terra (cfr Gen 2,7). Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora.


    Niente di questo mondo ci risulta indifferente

     

19-04-2015

 

Misericordiae Vultus

 

BOLLA DI INDIZIONE
DEL GIUBILEO STRAORDINARIO
DELLA MISERICORDIA 

 

FRANCESCO
VESCOVO DI ROMA
SERVO DEI SERVI DI DIO
A QUANTI LEGGERANNO QUESTA LETTERA
GRAZIA, MISERICORDIA E PACE

 


 

 1. Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth. Il Padre, «ricco di misericordia» (Ef 2,4), dopo aver rivelato il suo nome a Mosè come «Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6), non ha cessato di far conoscere in vari modi e in tanti momenti della storia la sua natura divina. Nella «pienezza del tempo» (Gal 4,4), quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza, Egli mandò suo Figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore. Chi vede Lui vede il Padre (cfr Gv 14,9). Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio.

 

2. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato.

 

18-04-2015

 

SBARCHI

Immigrati, Cei: «L'Europa se ne lava le mani»

Galantino: «È un dramma insostenibile per l'Italia».

La Chiesa è attonita per l’uccisione dei 12 immigrati cristiani, gettati in mare durante il viaggio dalla Libia verso l’Italia. Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, parla di “imbarbarimento”. Queste le sue parole al microfono di Alessandro Guarasci:

 

R. – C’era da aspettarselo. Alcuni discorsi che finora erano stati tenuti sul piano ideologico e l’ideologia andava ad alimentare alcuni comportamenti tenuti da elementi più o meno strutturati, più o meno tenuti insieme da gruppi, da associazioni, da clan; adesso questo tipo di discorso di rivendicazione, questo tipo di contrapposizione purtroppo basata sulla religione ma che con la religione non ha niente a che fare, viene speso a livelli spiccioli e di contrasti individuali. Ecco questo, secondo me, rappresenta un passo avanti nell’imbarbarimento, nella strumentalizzazione della religione.

 

D. – Ma questo vuol dire allora che l’estremismo del sedicente Stato islamico e quanto, per esempio, avviene in Nigeria, da parte di Boko Haram, sta facendo breccia in modo più ampio?

 

R.  – Quando gente che vive la stessa situazione di difficoltà, qual è quella di coloro i quali stanno su un barcone e tentano di raggiungere un posto che dovrebbe essere di speranza, addirittura strumentalizzano l’esperienza religiosa e il credo religioso per dover far prevaler il proprio pensiero, la propria situazione, vuol dire che sono stati interiorizzati certi ragionamenti.

 

D. – L’Unione Europea in qualche modo allarga le braccia, dice: non abbiamo tutti gli strumenti per accogliere un flusso di immigrati così ampio. Lei è deluso di come il Vecchio Cntinente sta reagendo in questo momento?

 

R. – Dire deluso, secondo me, è troppo poco, perché è evidente che qui non si vuole riflettere seriamente sulla situazione. E’ chiaro che non si può affrontare questo problema, questo dramma, con gli strumenti di sempre. Bisogna evidentemente mettere in campo altri modi di pensare, altri modi di agire, altri modi di intendersi. Qui l’alternativa è o allargare le braccia o andare a far guerra: ma possibile che non esista la possibilità per tanti Stati, per tante nazioni che hanno al loro interno energie anche intellettive e organizzative straordinarie, possibile che non siano in grado di pensare interventi che non siano quelli dell’intervento armato oppure delle braccia allargate? Io ho l’impressione veramente che si tratta soltanto di una sorta di modo elegante per lavarsi le mani di fronte a un drammache diventerà sempre più insopportabile dall’Italia.

 

D. – E’ sorpreso del ruolo defilato degli Stati Uniti in tutta questa vicenda, soprattutto per quando riguarda il Nord Africa?

 

R. – Aspetto il momento in cui gli Stati Uniti, l’Europa ed altri dicano almeno una parola, almeno una!, di autocritica su quello che hanno fatto negli anni passati. Se siamo seri dobbiamo dire anche che gran parte di queste situazioni sono state favorite, se non proprio create da tipi di interventi incauti, da interventi dietro i quali stiamo scoprendo un poco alla volta che c’erano soltanto interessi: altro che voglia di esportare valori, altro che voglia di esportare democrazia!

21-02-2015

 

Chiediamo una preghiera per monsignor Giovanni Martinelli, Vicario apostolico a Tripoli e frate minore appartenente alla nostra Provincia francescana salernitano-lucana, perché il Signore lo protegga e lo assista nella sua testimonianza di pace e fraternità. 

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 «Come faccio a mollare? Sarebbe un tradimento»

 «Questo è il culmine della mia testimonianza». Nelle parole del francescano padre Giovanni Innocenzo Martinelli c’è tutto il dramma della Libia. Lui che è ancora a Tripoli, Vicario apostolico in quella chiesa che porta il nome di Francesco d’Assisi. Ormai l’ultimo italiano che ha scelto di restare nella terra dove è arrivato nel 1971.

La sua era una famiglia di reduci proprio da quella Libia in cui Giovanni nacque a El Khadra, il 5 febbraio del ‘42. Ci tornò quando era un frate. E non l’ha più lasciata. Renitente al ritorno in Italia che il Governo ha imposto anche ai diplomatici. «Perché - dice in una lunga telefonata con la redazione di un giornale italiano - la mia comunità, è qui. Come faccio a mollare? Sarebbe un tradimento ... Questa è la fine della mia missione. E se la fine deve essere testimoniata con il mio sangue, lo farò».

Monsignor Martinelli cita san Francesco. «Lo aveva detto: chi vuole andare tra i saraceni deve lasciare tutto ...». Quei «saraceni» che altro non erano se non i musulmani di oggi. I corsi e i ricorsi della storia non risparmiano neanche i frati. È un generale senza legione, padre Martinelli. Perché di quei 150.000 battezzati che trovò in Libia quando arrivò, adesso ne sono rimasti neanche 300.

 

«Sono venuti a dirmi che devo morire»

La sua, più che una testimonianza, diventa il testamento di un uomo che in quelle strade di Tripoli dove una volta camminava indossando il saio, adesso viene fermato per sentirsi dire “Tu sei contro l’Islam!”.

«In chiesa sono venuti a dirmi che devo morire ... Ma io voglio che si sappia che padre Martinelli sta bene e che la sua missione potrebbe arrivare al termine. Ho visto delle teste tagliate e ho pensato che anch’io potrei fare quella fine. E se Dio vorrà che quel termine sia la mia testa tagliata, così sarà. Anche se Dio non cerca teste mozzate, ma altre cose in un uomo ... Poter dare testimonianza è una cosa preziosa. Io ringrazio il Signore che mi permette di farlo, anche con il martirio. Non so fino a dove mi porterà questo cammino. Se mi porterà alla morte, vorrà dire che per me Dio ha scelto così... Io da qui non mi muovo. E non ho paura».

10-01-2015

 

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE
DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2015

 

“Chiesa senza frontiere, Madre di tutti”

Cari fratelli e sorelle!

Gesù è «l’evangelizzatore per eccellenza e il Vangelo in persona» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 209). La sua sollecitudine, particolarmente verso i più vulnerabili ed emarginati, invita tutti a prendersi cura delle persone più fragili e a riconoscere il suo volto sofferente, soprattutto nelle vittime delle nuove forme di povertà e di schiavitù. Il Signore dice: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,35-36). Missione della Chiesa, pellegrina sulla terra e madre di tutti, è perciò di amare Gesù Cristo, adorarlo e amarlo, particolarmente nei più poveri e abbandonati; tra di essi rientrano certamente i migranti ed i rifugiati, i quali cercano di lasciarsi alle spalle dure condizioni di vita e pericoli di ogni sorta. Pertanto, quest’anno la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ha per tema: Chiesa senza frontiere, madre di tutti

In effetti, la Chiesa allarga le sue braccia per accogliere tutti i popoli ...

18-11-2014

 

Tanti dirigenti che noi conosciamo sono corrotti.  Invece di servire il popolo, lo sfruttano per servire se stessi”. 

Papa Francesco insiste nella sua dura condanna dei politici corrotti sottolineando che essi “sono in stato di putrefazione”.

Per Bergoglio solo “quando la conversione arriva alle tasche, è sicura”.  Il tema del contrasto della corruzione, soprattutto nella politica, è molto ricorrente nella predicazione del Papa.  Significativa fu l’omelia che Francesco tenne nella Basilica Vaticana, nel marzo 2014, a cinquecento parlamentari italiani.  In quell’occasione Bergoglio si scagliò contro gli  interessi di partito e le lotte interne sottolineando che “è tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore, sì, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue cose”.

Più volte il Papa ha tuonato anche contro  i devoti della “dea tangente e i benefattori della Chiesa che però frodano allo Stato, prendendo di mira in particolare i “cristiani e i preti corrotti”, quelli dalla “doppia vita”, definendo la loro vita una “putredine verniciata”.

Per Bergoglio essi “meritano di essere gettati nel mare con una macina al collo”.

10-11-2014

 

Raccogliamo indumenti, raccogliamo piccoli gesti d’Amore per quanti hanno difficoltà. 

 

Puoi dunque aiutarci?

 

Basterà racimolare per casa gli indumenti che per una qualche ragione non indossi più, magari mettendo via quelli particolarmente usurati, in ultimo perché un dono d’Amorenon può essere un metodo per disfarsi di un qualcosa e basta … 

 

Un dono è un gesto d’Amore, dunque non può essere trasformato in un gesto di utilità ...

 

Pertanto, se puoi donare un po’ d’Amore a quanti non possono, raccogli qualcosa di tuo ancora in buone condizioni e fai in modo che possa essere offerto, insieme ad un sorriso pieno d’Amore, ai nostri fratelli, alle nostre sorelle, … ai nostri bimbi.

 

 Affinché questo tuo piccolo dono d’Amore possa restituire loro un pizzico di gioia e serenità.

 

Siamo in Parrocchia il lunedì, il mercoledì (dalle 16.30 alle 17.30) ed il giovedì (dalle 17.00 alle 19.00) ... puoi trovarci nel localino di fianco all’ingresso dell’Accoglienza di San Francesco e Santa Chiara, dunque appena dietro il portone di legno del campetto.

 

Aiutaci ad aiutare … donando un po’ d’Amore e, se puoi, anche un po’ del tuo tempo. 

 

Perché è giusto essere concreti, fare e non solo dire, agire e non solo guardare.

 

Perché essere solidali è donare quanto si può … degli indumenti … ma anche del tempo … perché per aiutare gli altri basta solo un po’ d’Amore, al resto ci pensa il Signore! 

 

Se vuoi, se puoi darci una mano, per cortesia segnala la tua disponibilità a Leonardo Martinelli o scrivi una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

 

Il Signore te ne renderà di bene!! 

10-11-2014

 

Ogni giorno i nostri volontari raccolgono gli alimenti nei supermercati prima che vengano buttati e li distribuiscono a quanti ne hanno necessità ...

Ogni giorno diamo un sostegno ai nostri fratelli meno fortunati, a quanti vivono momenti di difficoltà. 

 

Aiutaci ad Aiutare!

Come puoi, quando vuoi, per come puoi … ma non far venir meno il TUO sostegno!

Non girarti dall’altra parte, dacci una mano!

Se hai possibilità, dona una piccola, piccolissima parte della tua spesa alimentare … o se puoi donare anche solo un'ora alla settimana, segnala la tua disponibilità a Fra Leone od a Leonardo Martinelli.

Oppure scrivici su facebook o su Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Aiutare gli altri fa bene anche a noi stessi, non dimenticarlo mai.

 

 

 

30-10-2014

 

10 frasi di Papa Francesco sulla famiglia

 

Papa Francesco più volte ha parlato della famiglia, sottolineando la necessità di perdonare e di contare sulla preghiera.

 

A partire dal 1994, per volere delle Nazioni Unite, tutti i 15 di maggio si celebra la Giornata Mondiale della Famiglia. Quest'anno si festeggia il 20° anniversario. Papa Francesco ha mostrato un particolare interesse per la famiglia sin dall'inizio del suo pontificato e ne ha parlato numerose volte di fronte alle moltissime persone che vanno a Piazza San Pietro, sottolineando l'importanza di prendersene cura con affetto. Inoltre, in ottobre, si svolgerà il sinodo dei vescovi sulla pastorale familiare. Ma cosa pensa papa Francesco quando parla di famiglia?

Trascriviamo qui di seguito alcune frasi che riassumono il suo pensiero.

29-09-2014

 

 

Preghiera semplice - San Francesco D'Assisi


O Signore, fa' di me uno strumento della tua pace
Dov'è odio ch'io porti l'amore;
Dov'è offesa ch'io porti il perdono
Dov'è discordia ch'io porti l'unione;
Dov'è dubbio ch'io porti la fede,
Dov'è errore ch'io porti la verità;
Dov'è disperazione ch'io porti la speranza Dov'è tristezza ch'io porti la gioia;
Dov'è tenebra ch'io porti la luce
Oh! Maestro, fa' che io non cerchi tanto:
Ad essere consolato, quanto a consolare
Ad essere compreso, quanto a comprendere
Ad essere amato, quanto ad amare
Poiché é dando che si riceve
Perdonando che si é perdonati,
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna.

 

 

 

 

 

24-09-2014

 

Messaggio per la 9ª Giornata per la custodia del creato

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Educare alla custodia del creato, per la salute dei nostri paesi e delle nostre città

Si spergiura, si dice il falso, si uccide, si ruba, si commette adulterio, tutto questo dilaga e si versa sangue su sangue. Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue, insieme con gli animali selvatici e con gli uccelli del cielo; persino i pesci del mare periscono” (Os 4,2-3).

Sembra scritta per i nostri tempi questa tremenda pagina di Osea. Raccoglie tante nostre dolorose analisi e ben descrive lo smarrimento che vivono molti territori inquinati in Italia e nel mondo. Se infatti viene spezzata l’armonia creata dall’alleanza con Dio, si spezza anche l’armonia con la terra che langue, si diventa nemici versando sangue su sangue e il nostro cuore si chiude in paura reciproca, con falsità e violenza. 

L’alleanza resta così la categoria fondamentale della nostra fede, come ci insegna tutto il cammino della Bibbia: la fedeltà a Dio garantisce la reciproca fraternità e si fa ancora più dolce la bellezza del creato, in luminosa armonia con tutti gli esseri viventi. È quel giardino in cui Dio ha collocato l’uomo, fin dall’inizio, perché lo custodisse e lo lavorasse.

16-09-2014

Si possono fare belle prediche, ma se non si è vicini alle persone, se non si soffre con la gente e non si dà speranza, quelle prediche non servono, sono vanità:  è quanto ha detto il Papa nell’omelia mattutina a Santa Marta, nel giorno in cui la Chiesa ricorda i Santi Cornelio, Papa, e Cipriano, vescovo, martiri.

Il Vangelo del giorno parla di Gesù che si avvicina ad un corteo funebre: una vedova di Nain ha perso il suo unico figlio. Il Signore compie il miracolo di riportare alla vita il giovane – afferma il Papa – ma fa di più: è vicino. “Dio – dice la gente – ha visitato il suo popolo”. Quando Dio visita “c’è qualcosa in più, c’è qualcosa di nuovo”, “vuol dire che la sua presenza è specialmente lì”. Gesù è vicino: “Era vicino alla gente. Dio vicino che riesce a capire il cuore della gente, il cuore del suo popolo. Poi vede quel corteo, e il Signore si avvicina. Dio visita il suo popolo, in mezzo al suo popolo, e avvicinandosi. Vicinanza. E’ la modalità di Dio. E poi c’è un’espressione che si ripete nella Bibbia, tante volte: ‘Il Signore fu preso da grande compassione’. La stessa compassione che, dice il Vangelo, aveva quando ha visto tanta gente come pecore senza pastore. Quando Dio visita il suo popolo, gli è vicino, gli si avvicina e sente compassione: si commuove”.

 

03-09-2014

 

Non si annuncia il Vangelo per convincere con parole sapienti ma con umiltà, perché la forza della Parola di Dio è Gesù stesso e solo chi ha un cuore aperto lo accoglie.

 

Paolo dice: ‘Ma, io non sono andato da voi per convincervi con argomenti, con parole, anche con belle figure … No. Io sono andato in altro modo, con un altro stile. Sono andato sulla manifestazione dello Spirito e della Sua potenza. Perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio’.

 

09-08-2014

guarda il video https://www.youtube.com/watch?v=Ju-q4OnBtNU

I timori sui crescenti rischi di derive eugenetiche in Francia sono stati appena ravvivati da una clamorosa decisione della principale authority di sorveglianza del sistema audiovisivo. Il Consiglio superiore per l’audiovisivo (Csa) ha espresso un parere negativo – e vincolante – a proposito della decisione di alcune grandi reti televisive nazionali private di trasmettere il filmato “Dear future Mom”, dedicato al riconoscimento e alla valorizzazione dell’umanità dei bambini e delle persone affette dalla trisomia 21, la più comune anomalia cromosomica nell’uomo, molto più conosciuta come “sindrome di Down”. 

 

23-06-2014

 

Questa mattina, e poi anche dopo, un senso di smarrimento e di coscienze turbate nel toccare con mano la povertà e il degrado che solo a pochi chilometri dalle nostre case coinvolge centinaia di migranti, costretti a condizioni di vita disumane, ingiuste, indegne.
E' il dramma quotidiano che si dipana ogni giorno, ed ormai ogni anno, nelle campagne dell'Alto Bradano, nei territori delle varie contrade ormai simbolo indelebile di una Basilicata che non vogliamo.

 

17-06-2014

 

A pochi chilometri dalle nostre case, quasi nascosti alla vista, sparsi nelle campagne di Venosa, Lavello, Palazzo … centinaia di migranti costretti a condizioni di vita disumanesenza acqua, privi di servizi, senza energia elettrica, in casali diroccati e pericolanti dei primi anni del novecento, abbandonati da tutti e sfruttati sotto gli occhi di tutti per le coltivazioni agricole.

 

Nell’indifferenza generale, trattati peggio degli animali, in una società sempre più ingiusta.

 

Privi di diritti, costretti ad ogni umiliazione, consumati dalle violenze di ogni giorno, taglieggiati dai loro stessi conterranei.

 

Occorre fare qualcosa, non possiamo girarci dall’altra parte.

 

03-05-2014

II. Pastorale in conversione

25. … non ci serve una semplice amministrazione. Costituiamoci in tutte le regioni della terra in un stato permanente di missione. Occorre un improrogabile rinnovamento ecclesiale

27. Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione.

33. La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”.  Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità.  ….  Esorto tutti ad applicare con generosità e coraggio gli orientamenti di questo documento, senza divieti né paure.

 

02-05-2014

Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” del vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio.

19-04-2014

I) La condanna sbrigativa di Gesù inflitta da Pilato, attaccato alla sua bramosia di potere, ricorda le facili accuse, i giudizi superficiali tra la gente, le insinuazioni ed i preconcetti che chiudono il cuore e si fanno cultura razzista, di esclusione e di scarto, con lettere anonime ed orribili calunnie. Accusati, si è subito sbattuti in prima pagina; scagionati, al massimo si finisce in ultima!

In un sistema, anche quello delle comunicazioni, spesso lontano dal bene e dalla trasparenza.

Ripiegato su se stesso, preso dal suo piccolo, fragile potere.

E noi? Sapremo avere una coscienza retta e responsabile, trasparente, che non volga mai le spalle all’innocente, ma si schieri, con coraggio, in difesa dei deboli, resistendo all’ingiustizia e difendendo ovunque la verità violata?

 

29-03-2014

 

 

Prosegue l’attività di accoglienza presso la nostra casa

San Francesco e Santa Chiara

dove èsempre disponibile un giaciglio per quanti hanno necessità di un momento di riposo e vogliono ritemprare le proprie membra.

Grazie ai fratelli ed alle sorelle dell’Ordine Francescano Secolare, che quotidianamente prestano la loro opera, è stato possibile, ed è possibile!, accogliere quanti ne hanno bisogno.

Perché accogliere significa rendere disponibile agli altri quanto il Signore ha reso a noi disponibile, significa donare a quanti vivono momenti di difficoltà un pizzico di aiuto concreto, un momento di semplice Amore affinché possano vedere il loro futuro con più colori.

Accogliere dunque per donare Amore, per essere concretamente vicini e solidali.

Se puoi contribuire a questo nostro progetto di Amore, non hai che da farcelo sapere, in qualsivoglia maniera tu possa farlo!

I bisogni sono tanti, sempre più di quelli che in una qualche maniera riusciamo ad affrontare, spesso con sacrificio, sempre con una gran voglia di donare Amore.

 

01-03-2014

  

Papa Francesco, a Santa Marta: Quando un Amore fallisce le persone non vanno condannate ma accompagnate.

La bellezza e la grandezza dell’Amore si riconoscono fin dal capolavoro della creazione.

Dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne.

Questa è la storia dell’Amore: lasciare il padre e la madre per unirsi a una donna, farsi una sola carne e andare avanti; quando questo Amore fallisce — perché tante volte fallisce — dobbiamo sentire il dolore del fallimento. E proprio in quel momento dobbiamo anche accompagnare quelle persone che hanno avuto questo fallimento nel loro Amore. Non bisogna «condannare» ma «camminare con loro».

Tutto questo fa pensare a un disegno di Amore, al cammino d’Amore del matrimonio cristiano che Dio ha benedetto nel capolavoro della sua creazione, con una benedizione che mai è stata tolta. Neppure il peccato originale l’ha distrutta. E quando uno pensa a questo trova naturale riconoscere quanto bello è l’Amore, quanto bello è il matrimonio, quanto bella è la famiglia, quanto bello è questo cammino. Ma anche quanto Amore, e quanta vicinanza, anche noi dobbiamo avere per i fratelli e le sorelle che nella loro vita hanno avuto la disgrazia di un fallimento nell’Amore

21-02-2014

 

Papa Francesco oggi, a Santa Marta:  senza le opere la fede è sterile.

La fede senza il frutto nella vita, una fede che non dà frutto nelle opere, non è fede.  Anche noi sbagliamo tante volte su questo:  “Ma io ho tanta fede”, sentiamo dire.  È una fede come una teoria, ma non è viva nella sua vita. Voi potete conoscere tutti i comandamenti, tutte le profezie, tutte le verità di fede, ma se questo non va alla pratica, non va alle opere, non serve.

 

Possiamo recitare il Credo teoricamente, anche senza fede, e ci sono tante persone che fanno così.  Anche i demoni!  I demoni conoscono benissimo quello che si dice nel Credo e sanno che è Verità.

 

Nel Vangelo possiamo rintracciare esempi di persone che non conoscono la dottrina ma hanno tanta fede.

 

Ecco allora, una fede senza opere, una fede che non ti coinvolga, che non ti porti alla testimonianza, non è fede.

 

Sono parole e niente più che parole.

 

19-02-2014

 

Papa Francesco, dalla prefazione al libro “Povera per i poveri. La missione della Chiesa” del Cardinale Gerhard Ludwing Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Chi di noi non si sente a disagio nell’affrontare anche al sola parola “povertà”?

Ci sono tante forme di povertà: fisiche, economiche, spirituali, sociali, morali.

Il mondo occidentale identifica la povertà anzitutto con l’assenza di potere economico ed enfatizza negativamente questo status.

IL SUO GOVERNO, INFATTI, SI FONDA ESSENZIALMENTE SULL’ENORME POTERE CHE IL DENARO HA ACQUISITO OGGI, UN POTERE APPARENTEMENTE SUPERIORE A OGNI ALTRO.

Perciò un’assenza di potere economico significa irrilevanza a livello politico, sociale e persino umanoChi non possiede denaro, viene considerato solo nella misura in cui può servire ad altri scopi.

Ci sono tante povertà, ma la povertà economica è quella che viene guardata con maggiore orrore. In questo c’è una grande verità.

Il denaro è uno strumento che in qualche modo – come la proprietà – prolunga e accresce le capacità della libertà umana, consentendole di operare nel mondo, di agire, di portare frutto.

Di per sé è uno strumento buono, come quasi tutte le cose di cui l’uomo dispone: è un mezzo che allarga le nostre possibilità.

Tuttavia, questo mezzo può ritorcersi contro l’uomo.

Il denaro e il potere economico, infatti, possono essere un mezzo che allontana l’uomo dall’uomo, confinandolo in un orizzonte egocentrico ed egoistico.

La stessa parola aramaica che Gesù utilizza nel Vangelo – mammona, cioè tesoro nascosto (cf. Mt 6,24; Lc 16,13) – ce lo fa capire: quando il potere economico è uno strumento che produce tesori che si tengono solo per sé, nascondendoli agli altri, esso produce iniquità, perde la sua originaria valenza positiva.

Anche il termine greco, usato da San Paolo, nella lettera ai Filippesi (cf. Fil 2,6) – arpagmos – rinvia ad un bene trattenuto gelosamente per sé, o addirittura al frutto di ciò che si è rapinato agli altri.

Questo accade quando dei beni vengono utilizzati da uomini che conoscono la solidarietà solo per la cerchia – piccola o grande che sia – dei propri conoscenti o quando si tratta di riceverla, ma non quando si tratta di offrirla.

Questo accade quando l’uomo, avendo perso la speranza di un orizzonte trascendente, ha perso anche il gusto della gratuità, il gusto di fare il bene per la semplice bellezza di farlo (cf. Lc 6,33 ss.).

Quando invece l’uomo è educato a riconoscere la fondamentale solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini – questo ci ricorda la Dottrina Sociale della Chiesa – allora sa bene che non può tenere per sé i beni di cui dispone.

Quando vive abitualmente nella solidarietà, l’uomo sa che ciò che nega ad altri e trattiene per se, prima o poi, si ritorcerà contro di lui.

In fondo, a questo allude nel Vangelo Gesù, quando accenna alla rugine o alla tignola che rovinano le ricchezze possedute egoisticamente (cf. Mt 6,19-20; Lc 12,33).

Invece, quando i beni di cui si dispone sono utilizzati non solo per i propri bisogni, essi diffondendosi si moltiplicano e portano spesso un frutto inatteso.

Infatti vi è un originale legame tra profitto e solidarietà, una circolarità feconda fra guadagno e dono, che il peccato tende a spezzare e offuscare.

Compito dei cristiani è riscoprire, vivere e annunciare a tutti questa preziosa e originaria unità fra profitto e solidarietà.

Quanto il mondo contemporaneo ha bisogno di riscoprire questa bella verità!

Quanto più accetterà di fare i conti con questo, tanto più diminuiranno anche le povertà economiche che tanto ci affliggono.

non ci siamo fatti da noi stessi e da soli non possiamo darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Il leale riconoscimento di questa verità ci invita a rimanere umili e a praticare con coraggio la solidarietà, come una virtù indispensabile allo stesso vivere.

 

Solo quanto l’uomo si concepisce non come un mondo a sé stante, ma come uno che per sua natura è legato a tutti gli altri, originariamente sentiti come “fratelli”, è possibile una prassi sociale in cui il bene comune non rimane parola vuota e astratta!

04-02-2014

L'Unione Europea conferma: in Italia la corruzione è così diffusa da rappresentare un grave ostacolo allo sviluppo ed al lavoro, dunque alla dignità dell'uomo.

Dunque è opportuno ricordare ai corrotti le parole di Papa Francesco dello scorso novembre:
"Meritano di essere gettati nel mare con una macina al collo"
"Sepolcri imbiancati che appaiono belli all’esterno, ma dentro sono pieni di ossa morte e di putredine."
E l'affermazione più dura, importante, definitiva:
Gesù, al riguardo dei corrotti, "non parla di perdono".

Ed al riguardo dei corrotti, Papa Francesco ricorda che ad esserlo non sono soltanto quanti rubano, ma anche quanti non svolgono con perizia e dedizione le loro funzioni, spesso provocando disservizi e sofferenze, ed anche quanti vivono nello spirito della mondanità, impegnati in incontri e convegni, ma lontani dal bene comune, ripiegati nella loro tragica mediocrità.

29-01-2014

 

L'ultimo abominio culturale della nostra Europa è rappresentato dalla proposta di legge belga che intende legalizzare l'eutanasia infantile. Un provvedimento del genere, allucinante di per sé, è il risultato di una cultura della morte, in cui la dignità umana e l'inviolabilità della vita sono riservate a un gruppo di individui.

 

Il provvedimento di legge, già approvato in senato lo scorso novembre, ha causato lo sdegno e la contrarietà di tutti i maggiori gruppi religiosi del Paese, che in una nota congiunta hanno espresso la loro ferma opposizione a una proposta che condanna a morte chi è bisognoso di cure anziché farsene carico con responsabilità umana e politica.

 

Dopo l'estensione dell'eutanasia ai carcerati e ai disabili, questa proposta di legge mostra ancora più chiaramente come la "dolce morte", presentata come un diritto del singolo di scegliere della propria esistenza, sia in realtà somministrata ai soggetti più deboli della società, a chi rappresenta un costo sociale ed economico che non si vuole più sostenere, a chi (secondo la raggelante ammissione di alcuni medici) è più utile da morto che da vivo. Si tratta di un evidente esempio di quella "cultura dello scarto" continuamente denunciata da Papa Francesco, di quel modo di pensare secondo cui chi non risponde a determinati parametri di "perfezione" (malati gravi, anziani, poveri, bambini non nati) viene automaticamente escluso dalla società.

 

Gli individui più deboli della società. e specialmente i bambini, hanno bisogno di assistenza e solidarietà e non di essere autorizzati a morire. Con questa petizione, vogliamo affermare che nessuno (nè i genitori, nè lo Stato, nè nessun altro) ha il diritto di decidere quale bambino deve vivere e quale deve morire.

 

L'iter parlamentare di questo disegno di legge è quasi concluso, e purtroppo i deputati belgi non sembrano intenzionati a ricredersi su questa proposta. Ma non possiamo arrenderci: le firme che stiamo ancora raccogliendo in tuta Europa verranno inviate al re Filippo del Belgio, con la richiesta di fermare questa legge agghiacciante rifiutandosi di firmarla.

 

 Sottoscrivi il tuo NO sul seguente sito:

http://www.citizengo.org/it/923-no-alleutanasia-intantile-europa?tc=ty&tcid=894054 

 (Luca Volontè)

 

28-01-2014

 

 

Santa Maria del Sepolcro, Madre del

Redentore crocifisso e risorto, prega per noi.

Madre nostra, educatrice santa :

formaci come veri cristiani, lontani dal

peccato, uomini e donne nuovi.

Tu, Madre di tutti, conosci le sofferenze

dei poveri : sii con noi nella lotta contro

le ingiustizie, che offendono la santità

di Dio nel volto dell'uomo. Sostienici

nel servire i giovani, affinchè trovino,

nel Vangelo, la via della vita.

Liberaci dall'egoismo rivestito di carità

e dalla sete di potere avvolta di benevolenza.

aiutaci ad essere vicini ai

malati ed agli anziani,

con l'Amore che conforta e dona la gioia.

Rendi noi e le nostre famiglie

forti sostenitori della vita umana, instancabili

costruttori di Pace, coraggiosi

testimoni di speranza

Amen.

                                                                                                                     + Agostino Superbo

24-01-2014

 58. Una riforma finanziaria che non ignori l’etica richiederebbe un vigoroso cambio di atteggiamento da parte dei dirigenti politici, che esorto ad affrontare questa sfida con determinazione e con lungimiranza, senza ignorare, naturalmente, la specificità di ogni contesto. Il denaro deve servire e non governare!

 183.  Sebbene «il giusto ordine della società e dello Stato sia il compito principale della politica», la Chiesa «non può né deve rimanere ai margini della lotta per la giustizia». Tutti i cristiani, anche i Pastori, sono chiamati a preoccuparsi della costruzione di un mondo migliore.

 203. La dignità di ogni persona umana e il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica, ma a volte sembrano appendici aggiunte dall’esterno per completare un discorso politico senza prospettive né programmi di vero sviluppo integrale.

 205. La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune.  Prego il Signore che ci regali più politici che abbiano davvero a cuore la società, il popolo, la vita dei poveri!  È indispensabile che i governanti e il potere finanziario alzino lo sguardo e amplino le loro prospettive, che facciano in modo che ci sia un lavoro degno, istruzione e assistenza sanitaria per tutti i cittadini. Sono convinto che a partire da un’apertura alla trascendenza potrebbe formarsi una nuova mentalità politicaed economica che aiuterebbe a superare la dicotomia assoluta tra l’economia e il bene comune sociale.

 220. Ricordiamo che «l’essere fedele cittadino è una virtù e la partecipazione alla vita politica è unobbligazione morale».

 232.  Vi sono politici – e anche dirigenti religiosi – che si domandano perché il popolo non li comprende e non li segue, se le loro proposte sono così logiche e chiare. Probabilmente è perché si sono collocati nel regno delle pure idee e hanno ridotto la politica o la fede alla retorica.

 

18-01-2014

 

Bisogna andare oltre l'emergenza e guardare all'immigrazione come un fatto ordinario. In questa luce nuova la legge Bossi-Fini va rivista, perché è stato riconosciuto ormai da tanti che così com'è non può essere mantenuta, la prova sono i risultati che ha dato. Il problema dell'immigrazione non può essere affrontato più solo come una questione di muscoli e lavoro ma bisogna partire dall'integrazione. E la legge dovrebbe aiutare questa mentalità.

I risultati delle politiche migratorie in Italia finora non sono stati idonei proprio perchè non si è voluto guardare lontano. Ma il vento non si può fermare e non si può pensare che da un giorno all'altro le persone smettano di arrivare.

Bisogna invece costruire una nuova politica che non si basi "sulla paura che l'altro venga a togliermi ciò che è mio".

Bisogna passare dalla cultura dello scarto a una cultura dell'incontro e dell'accoglienza: un cambiamento culturale richiede la responsabilità di tutti:  è dunque necessario puntare sulla cooperazione internazionale, la collaborazione tra paesi e su nuove normative che possano tutelare i migranti.

(mons Montenegro, arcivescovo di Agrigento)

 

Non bisogna dimenticare le tante, ingiuste tragedie di Lampedusa, Rosarno, Firenze, Prato, ... occorre lavorare perchè la dignità dei migranti e delle loro famiglie sia messa al centro della politica.

La qualità di una democrazia si vede dall'accoglienza che riserva alle persone: in Italia bisognerebbe prima di tutto ripensare i luoghi dell'accoglienza, dai centri per migranti ai Cie, gestendoli non nell'ottica dell'emergenza ma attraverso una rete adeguata.

L'occupazione non corrisponde agli stranieri una retribuzione adeguata, spesso la loro paga è inferiore a quella degli italiani, nelle pieghe dello sfruttamento lavorativo si nascondono questioni che riguardano il contratto, la retribuzione, il diritto al riposo settimanale, la sicurezza: in altre parole i diritti fondamentali dei lavoratori.

(mons Perego, direttore di Migrantes)

 

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