13-11-2017

Domenica XXXIII del Tempo Ordinario
19 novembre 2017

 Non amiamo a parole ma con i fatti

 1. «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3,18). Queste parole dell’apostolo Giovanni esprimono un imperativo da cui nessun cristiano può prescindere. La serietà con cui il “discepolo amato” trasmette fino ai nostri giorni il comando di Gesù è resa ancora più accentuata per l’opposizione che rileva tra le parole vuote che spesso sono sulla nostra bocca e i fatti concreti con i quali siamo invece chiamati a misurarci. L’amore non ammette alibi: chi intende amare come Gesù ha amato, deve fare proprio il suo esempio; soprattutto quando si è chiamati ad amare i poveri. Il modo di amare del Figlio di Dio, d’altronde, è ben conosciuto, e Giovanni lo ricorda a chiare lettere. Esso si fonda su due colonne portanti: Dio ha amato per primo (cfr 1 Gv 4,10.19); e ha amato dando tutto sé stesso, anche la propria vita (cfr 1 Gv 3,16).

(segue) 

23-10-2017

 

Puoi avvicinarti al sacramento della Penitenza il martedì ed il sabato dalle 17,00 alle 19,00 (ma se hai esigenze particolari, puoi provare a bussare in Convento quando vuoi!).

 

Ricorda che è importante confessarsi e che le condizioni per ottenere da Dio il perdono sono un sincero pentimento per i peccati commessi e il fermo proposito di migliorare, cambiare la propria condotta di vita.

 

Pace e bene!

 

 

Guida alla confessione

 

Vi proponiamo una piccola guida che può essere d’aiuto per accostarsi al sacramento della Penitenza. Si divide in tre parti: la prima dedicata agli adulti, la seconda agli adolescenti, la terza ai bambini. Per ogni età c’è una lista di domande che possono aiutare a ricordarsi quali sono le cose di cui chiedere perdono al Signore.  

 

ADULTI

 La confessione ti offre l’occasione di riconciliarti con Dio chiedendogli perdono e ottenendo la sua misericordia. Prima di confessarti raccogliti in silenzio per qualche istante a rammentare ciò che hai fatto e che è dispiaciuto al Signore o ha danneggiato altri, e per cercare quello che puoi fare per essere un cristiano migliore. Una confessione sincera è l’occasione per rinnovare l’anima e aprirti alla grazia di Dio. Le domande seguenti possono aiutarti a ricordare in quali cose devi essere perdonato. 

  • Ho rinnegato o trascurato la mia fede? Ho rifiutato di difenderla o sono stato timoroso a farlo? C’è qualche aspetto della mia fede che non accetto?
  • Ho nominato il nome del Signore invano? Ho sperimentato l’occultismo? Ho riposto la mia fiducia nei cartomanti o negli oroscopi? Ho mostrato mancanza di rispetto per cose, luoghi o persone sacre?
  • Ho mancato alla Messa la domenica o nelle feste di precetto?
  • Ho parlato male degli altri, partecipando a pettegolezzi o maldicenze?
  • Ho fatto un uso eccesivo di alcol o preso droghe?
  • Ho guardato filmati pornografici in video o siti web? Ho avuto atteggiamenti o compiuto atti impuri con me stesso o con altri? Sto vivendo con qualcuno come se fossi sposato, quando non lo sono?
  • Se sono sposato, cerco di amare mia moglie/mio marito al di sopra degli altri? Metto al primo posto il mio matrimonio? I miei figli? Sono aperto ad accogliere una nuova vita?
  • Ho ricevuto la Santa Comunione con un peccato grave sulla coscienza? Ho ricevuto la Comunione senza un’adeguata riverenza o senza gratitudine?
  • Ho rimuginato impazienze, arrabbiature o gelosie?
  • Ho lasciato che il mio lavoro occupi il tempo e l’energie che la famiglia e gli amici meritano?
  • Sono stato permaloso e riluttante a perdonare?
  • Sono stato fisicamente o verbalmente violento con gli altri?
  • Ho istigato all’aborto, alla distruzione di embrioni umani, all’eutanasia o a qualsiasi altro mezzo per spegnere la vita umana? Vi ho preso parte?
  • Ho avuto atteggiamenti di odio o giudizio in pensieri o azioni?
  • Ho disprezzato gli altri?
  • Sono stato orgoglioso o egoista in pensieri o azioni? Ho trascurato i poveri e i bisognosi? Ho speso soldi per mia comodità o per lusso, dimenticando le mie responsabilità con gli altri e con la Chiesa?
  • Ho detto bugie? Sono stato onesto e diligente nel mio lavoro? Ho rubato o truffato qualcuno sul posto di lavoro?
  • Ho ceduto alla pigrizia? Ho preferito il benessere fisico al servizio degli altri? Ho trascurato il dovere cristiano di portare gli altri più vicini a Dio attraverso l’esempio e la parola? 

 

*** 

ADOLESCENTI 

La confessione è l’occasione per chiedere perdono a Dio e ottenere la sua misericordia. Prima di confessarti raccogliti qualche istante per rammentare ciò che hai fatto e che è dispiaciuto al Signore o ha danneggiato altri, e per cercare quello che puoi fare per essere un cristiano migliore. Una confessione sincera è l’occasione per rinnovare l’anima e aprirti alla grazia di Dio. Le domande seguenti possono aiutarti a ricordare in quali cose devi essere perdonato. 

  • Ho rinnegato o trascurato la mia fede? Mi sono preoccupato di conoscerla meglio? Ho rifiutato di difenderla o sono stato timoroso a farlo?
  • Ho nominato il nome del Signore invano? Ho sperimentato l’occultismo? Ho riposto la mia fiducia nei cartomanti o negli oroscopi? Ho mostrato mancanza di rispetto per cose, luoghi o persone sacre?
  • Ho mancato alla Messa la domenica e nelle feste di precetto? Mi sono dimenticato di Dio trascurando la preghiera?
  • Sono stato violento? Ho partecipato a risse? Ho danneggiato qualcuno parlandone male con pettegolezzi o, ad esempio, attraverso internet? Ho rivelato qualche segreto? Ho parlato per ferire altri?
  • Ho parlato in modo osceno? Ho Guardato riviste, siti web o video osceni? Ho avuto atteggiamenti o compiuto atti impuri con me stesso o con altri?
  • Ho detto bugie per scusarmi, per ferire gli altri o per apparire più importante?
  • Ho ricevuto la Santa Comunione con un peccato grave sulla coscienza? Ho ricevuto la Comunione senza un’adeguata riverenza o senza gratitudine?
  • Sono stato poco disponibile a casa? Ho mancato nell’affetto verso i miei genitori?
  • Ho rimuginato impazienze, arrabbiature o gelosie? Sono stato permaloso e riluttante a perdonare? Sono stato di cattivo umore? Sono stato sarcastico? Ho avuto atteggiamenti di odio o giudizio in pensieri o azioni?
  • Ho mancato di lavorare correttamente a scuola? Ho ceduto alla pigrizia? Ho trattato gli insegnanti e gli adulti senza rispetto?
  • Sono stato invidioso degli altri per le cose che hanno o per il loro successo? Ho alimentato nel mio cuore il desiderio di possedere oggetti o denaro?
  • Ho incoraggiato in qualche modo altri a fare del male?
  • Ho fatto un uso eccessivo di alcol o preso droghe?
  • Sono stato superficiale o egoista nei miei pensieri o azioni?
  • Ho preferito il benessere fisico al servizio degli altri? Ho cercato di portare gli altri più vicini a Dio attraverso l’esempio e le buone parole? 

 

*** 

BAMBINI 

Queste domande ti aiuteranno a ricordare di cosa chiedere perdono. 

  • Ho detto le mie preghiere?
  • Sono andato a Messa la domenica?
  • Ho nominato il nome del Signore invano?
  • Ho disturbato durante la Messa?
  • Sono stato disponibile a casa?
  • Sono stato egoista? Ho voluto bene ai miei genitori e agli altri della mia famiglia?
  • Ho obbedito ai miei genitori e insegnanti?
  • Ho condiviso i miei giocattoli con gli altri?
  • Sono stato impaziente, arrabbiato o geloso?
  • Sono stato egoista insistendo per fare le cose a modo mio?
  • Sono stato pigro a scuola?
  • Ho fatto il mio dovere come meglio ho potuto e ho fatto bene i compiti?
  • Ho preso parte a risse?
  • Ho fatto male a qualcuno, parlando male di lui?
  • Ho detto bugie?
  • Ho rubato qualcosa? Ho rotto o danneggiato cose che appartengono ad altri?
  • Ho dato buon esempio?
  • Ho incoraggiato in qualche modo altri a fare del male?
  • Sono stato egoista nei pensieri o nelle azioni?
  • Sono stato invidioso di altri?
  • Ho escluso qualcuno dai giochi?
  • Ho pregato per gli altri e ho cercato di avvicinarli a Dio?
16-10-2017

 

 La missione al cuore della fede cristiana

  Cari fratelli e sorelle,

 anche quest’anno la Giornata Missionaria Mondiale ci convoca attorno alla persona di Gesù, «il primo e il più grande evangelizzatore» (Paolo VI, Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 7), che continuamente ci invia ad annunciare il Vangelo dell’amore di Dio Padre nella forza dello Spirito Santo. Questa Giornata ci invita a riflettere nuovamente sulla missione al cuore della fede cristiana. Infatti, la Chiesa è missionaria per natura; se non lo fosse, non sarebbe più la Chiesa di Cristo, ma un’associazione tra molte altre, che ben presto finirebbe con l’esaurire il proprio scopo e scomparire. Perciò, siamo invitati a porci alcune domande che toccano la nostra stessa identità cristiana e le nostre responsabilità di credenti, in un mondo confuso da tante illusioni, ferito da grandi frustrazioni e lacerato da numerose guerre fratricide che ingiustamente colpiscono specialmente gli innocenti. Qual è il fondamento della missione? Qual è il cuore della missione? Quali sono gli atteggiamenti vitali della missione? 

28-09-2017

 

Fratello Francesco carissimo,

non è maleducazione ma non ce la faccio ad attaccare al tuo nome sostantivi ed aggettivi che con te non c’entrano niente: santità, papa, pontefice.

Non ce li vedo né prima né dopo Francesco.

Basta quello: Francesco!

Ad ogni modo ho preso carta e penna perché ho un “groppo” nello stomaco e nell’anima che mi disturba.

Sono fatto male.

Sono un pastore salvato dalle pecore sbandate e perduto dalle pecore privilegiate.

Se sono ancora prete, con la serenità profonda scaturita dalle mie turbolenze e dai miei sbandamenti, lo devo alla fatica che ho fatto nel recuperare i disperati perché, mettendoli sulle spalle, loro anziché pesarmi mi hanno liberato dal complesso del salvatore e dall’affanno delle fatiche inutili.

Però (e vengo al groppo) da qualche tempo sono entrate sul “palco” le pecore privilegiate e mi sono tornati ancora i pensieri cattivi.

Tira un’aria secondo la quale i problemi della Chiesa finiscono il giorno in cui si sposeranno i preti e i divorziati potranno accostarsi ai sacramenti.

 (segue)

21-09-2017

 

La corruzione come “bestemmia” e “cancro che logora le nostre vite” da combattere tutti insieme, “persone di tutte le fedi e non credenti”, perché “siamo fiocchi di neve, ma se ci uniamo possiamo diventare una valanga“. L’appello di papa Francesco per la lotta “alla peggiore piaga sociale” arriva dalle pagine del libro Corrosione, scritto dal cardinale ghanese Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.

 

Dobbiamo parlare di corruzione, denunciarne i mali, capirla, mostrare la volontà di affermare la misericordia sulla grettezza, la curiosità e creatività sulla stanchezza rassegnata, la bellezza sul nulla”, è il monito di Bergoglio. La prefazione, anticipata dal Corriere della Sera, è un attacco a tutto campo alla corruzione, definita dal papa come l’espressione della “forma generale della vita disordinata dell’uomo decaduto” che ricorda un cuore “rovinato come un corpo che in natura entra in un processo di decomposizione e manda cattivo odore”.

 (segue)

24-05-2017

 

“Tante persone consacrate sono state perseguitate per aver denunciato atteggiamenti di mondanità:  lo spirito cattivo preferisce una Chiesa senza rischi e tiepida”. Lo ha detto Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata a Santa Marta a due anni dalla beatificazione del martire mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso dagli squadroni della morte legati al regime militare per aver denunciato le violenze contro i poveri.  

Quando il popolo di Dio era tranquillo, non rischiava o serviva “la mondanità”, ha spiegato Papa Francesco, il Signore mandava i profeti che venivano perseguitati “perché scomodavano”, come lo fu Paolo.

 Nella Chiesa – ha affermato il Papa – quando qualcuno denuncia tanti modi di mondanità è guardato con occhi storti, questo non va, meglio che si allontani”: “Io ricordo nella mia terra, tanti, tanti uomini e donne, consacrati buoni, non ideologi, ma che dicevano: ‘No, la Chiesa di Gesù è così…’ – ‘Questo è comunista, fuori!’, e li cacciavano via, li perseguitavano.

Pensiamo al beato Romero, cosa è successo per dire la verità!

E tanti, tanti nella storia della Chiesa, anche qui in Europa.

Perché?  Perché il cattivo spirito preferisce una Chiesa tranquilla senza rischi, una Chiesa degli affari, una Chiesa comoda, nella comodità del tepore, tiepida”. “Il cattivo spirito entra sempre dalle tasche, il monito di Francesco:  “Quando la Chiesa è tiepida, tranquilla, tutta organizzata, non ci sono problemi, guardate dove ci sono gli affari”. “Passare da uno stato di vita mondano, tranquillo senza rischi, cattolico, sì, sì, ma così, tiepido, a uno stato di vita del vero annuncio di Gesù Cristo, alla gioia dell’annuncio di Cristo”, l’invito del Papa: “Passare da una religiosità che guarda troppo ai guadagni, alla fede e alla proclamazione: ‘Gesù è il Signore’”. “Una Chiesa senza martiri dà sfiducia; una Chiesa che non rischia dà sfiducia; una Chiesa che ha paura di annunciare Gesù Cristo e cacciare via i demoni, gli idoli, l’altro signore, che è il denaro, non è la Chiesa di Gesù”, ha concluso Francesco: “Che tutti noi abbiamo questo: una rinnovata giovinezza, una conversione del modo di vivere tiepido all’annuncio gioioso che Gesù è il Signore”.

(da SIR – Servizio Informazione Religiosa)

13-04-2017

SANTA MESSA DEL CRISMA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
Giovedì Santo, 13 aprile 2017

 

«Lo Spirito del Signore è sopra di me; / per questo mi ha consacrato con l’unzione / e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, / a proclamare ai prigionieri la liberazione / e ai ciechi la vista; / a rimettere in libertà gli oppressi» (Lc 4,18). Il Signore, Unto dallo Spirito, porta il lieto Annuncio ai poveri. Tutto ciò che Gesù annuncia, e anche noi, sacerdoti, è lieto Annuncio. Gioioso della gioia evangelica: di chi è stato unto nei suoi peccati con l’olio del perdono e unto nel suo carisma con l’olio della missione, per ungere gli altri. E, al pari di Gesù, il sacerdote rende gioioso l’annuncio con tutta la sua persona. Quando predica l’omelia – breve, se possibile – lo fa con la gioia che tocca il cuore della sua gente mediante la Parola con cui il Signore ha toccato lui nella sua preghiera. Come ogni discepolo missionario, il sacerdote rende gioioso l’annuncio con tutto il suo essere. E, d’altra parte, sono proprio i particolari più piccoli – tutti lo abbiamo sperimentato – quelli che meglio contengono e comunicano la gioia: il particolare di chi fa un piccolo passo in più e fa sì che la misericordia trabocchi nelle terre di nessuno; il particolare di chi si decide a concretizzare e fissa giorno e ora dell’incontro; il particolare di chi lascia, con mite disponibilità, che usino il suo tempo…

 

 

22-03-2017

 

Cari fratelli e sorelle,

 

la Quaresima è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte.

 

E sempre questo tempo ci rivolge un forte invito alla conversione: il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con tutto il cuore» (Gl 2,12), per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell'amicizia con il Signore. Gesù è l 'amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quando pecchiamo, attende con pazienza il nostro ritorno a Lui e, con questa attesa, manifesta la sua volontà di perdono (cfr Omelia nella S. Messa, 8 gennaio 2016).

 

La Quaresima è il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l'elemosina.

(segue)  

14-02-2017

 

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA
DOMUS SANCTAE MARTHAE

 

Dal peccato alla corruzione

Una preghiera per tutta la Chiesa, perché non cada mai dal peccato alla corruzione, è stata rilanciata dal Papa durante la messa celebrata venerdì mattina, 29 gennaio, nella cappella della Casa Santa Marta.

Riferendosi alla prima lettura — tratta dal secondo libro di Samuele (11, 1-4.5-10.13-17) — Francesco ha fatto subito notare: «Abbiamo ascoltato quel peccato di Davide, quel grave peccato del santo re Davide. Perché Davide è santo, ma anche peccatore, è stato peccatore». In effetti «c’è qualcosa che cambia nella storia di quest’uomo». Accadde infatti che «al tempo della guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori a combattere e lui restò nel palazzo». Solitamente «lui andava in testa all’esercito», ma questa volta il suo comportamento fu un altro.

Il racconto biblico, ha spiegato il Papa, «ci fa vedere un Davide un po’ comodo, un po’ tranquillo, non nel senso buono della parola». Tanto che «un tardo pomeriggio, dopo la siesta, mentre faceva la passeggiata sulla terrazza della reggia, vede la donna e sente la passione, la tentazione della lussuria e cade nel peccato». La donna era Betsabea, moglie di Uria l’Ittita. Si tratta dunque di «un peccato». E Dio, ha osservato Francesco, «voleva tanto bene a Davide».

In seguito «le cose si complicano perché, passato un po’ tempo, la donna gli fa sapere che era incinta». Suo marito — ha ricordato il Papa — «combatteva per il popolo Israele, per la gloria del popolo di Dio». Mentre «Davide ha tradito la lealtà di quel soldato per la patria, ha tradito la fedeltà di quella donna verso suo marito ed è caduto in basso».  

(segue)

01-02-2017

 

Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente 

per la 39a Giornata Nazionale per la Vita

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Donne e uomini per la vita nel solco di Santa Teresa di Calcutta

Il coraggio di sognare con Dio

 

Alla scuola di Papa Francesco s’impara a sognare ... spesso nelle udienze fa riferimento ai sogni dei bambini e dei giovani, dei malati e degli anziani, delle famiglie e delle comunità cristiane, delle donne e degli uomini di fronte alle scelte importanti della vita.

Sognare con Dio e con Lui osare e agire! Quando il Papa commenta la Parola di Dio al mattino o quando tiene discorsi nei vari viaggi apostolici, non manca di incoraggiare a sognare in grande.

È nota la sua devozione a san Giuseppe, che considera uomo del “sogno” (Cfr. Mt 1,20.24). Quando si rivolge alle famiglie, ricorda loro che il sogno di Dio “continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia; il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, nessuno si senta superfluo o senza un posto”.

I bambini e i nonni, il futuro e la memoria

Per Papa Francesco il sogno di Dio si realizza nella storia con la cura dei bambini e dei nonni. I bambini “sono il futuro, sono la forza, quelli che portano avanti. Sono quelli in cui riponiamo la speranza”; i nonni “sono la memoria della famiglia. Sono quelli che ci hanno trasmesso la fede. Avere cura dei nonni e avere cura dei bambini è la prova di amore più promettente della famiglia, perché promette il futuro. Un popolo che non sa prendersi cura dei bambini e dei nonni è un popolo senza futuro, perché non ha la forza e non ha la memoria per andare avanti”.

Una tale cura esige lo sforzo di resistere alle sirene di un’economia irresponsabile, che genera guerra e morte. Educare alla vita significa entrare in una rivoluzione civile che guarisce dalla cultura dello scarto, dalla logica della denatalità, dal crollo demografico, favorendo la difesa di ogni persona umana dallo sbocciare della vita fino al suo termine naturale.

È ciò che ripete ancora oggi Santa Teresa di Calcutta con il famoso discorso pronunciato in occasione del premio Nobel 1979: “Facciamo che ogni singolo bambino sia desiderato”; è ciò che continua a cantare con l’inno alla vita: “La vita è bellezza, ammirala. La vita è un’opportunità, coglila. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. … La vita è la vita, difendila”.

Con Madre Teresa

La Santa degli ultimi di Calcutta ci insegna ad accogliere il grido di Gesù in croce: “Nel suo ‘Ho sete’ (Gv 19,28) possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace”. Gesù è l’Agnello immolato e vittorioso: da Lui sgorga un “fiume di vita” (Ap 22,1.2), cui attingono le storie di donne e uomini per la vita nel matrimonio, nel sacerdozio o nella vita consacrata religiosa e secolare. Com’è bello sognare con le nuove generazioni una Chiesa e un Paese capaci di apprezzare e sostenere storie di amore esemplari e umanissime, aperte a ogni vita, accolta come dono sacro di Dio anche quando al suo tramonto va incontro ad atroci sofferenze; solchi fecondi e accoglienti verso tutti, residenti e immigrati. Un tale stile di vita ha un sapore mariano, vissuto come “partecipazione alla feconda opera di Dio, e ciascuno è per l’altro una permanente provocazione dello Spirito. I due sono tra loro riflessi dell’amore divino che conforta con la parola, lo sguardo, l’aiuto, la carezza, l’abbraccio”.

 IL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

12-01-2017

 

 

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2017

[15 gennaio 2017]

 

 “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”

 Cari fratelli e sorelle!

 «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,37; cfr Mt 18,5; Lc 9,48; Gv 13,20). Con queste parole gli Evangelisti ricordano alla comunità cristiana un insegnamento di Gesù che è entusiasmante e, insieme, carico di impegno. Questo detto, infatti, traccia la via sicura che conduce fino a Dio, partendo dai più piccoli e passando attraverso il Salvatore, nella dinamica dell’accoglienza. Proprio l’accoglienza, dunque, è condizione necessaria perché si concretizzi questo itinerario: Dio si è fatto uno di noi, in Gesù si è fatto bambino e l’apertura a Dio nella fede, che alimenta la speranza, si declina nella vicinanza amorevole ai più piccoli e ai più deboli. Carità, fede e speranza sono tutte coinvolte nelle opere di misericordia, sia spirituali sia corporali, che abbiamo riscoperto durante il recente Giubileo Straordinario.

 

Ma gli Evangelisti si soffermano anche sulla responsabilità di chi va contro la misericordia: «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare» (Mt 18,6; cfr Mc 9,42; Lc 17,2). Come non pensare a questo severo monito considerando lo sfruttamento esercitato da gente senza scrupoli a danno di tante bambine e tanti bambini avviati alla prostituzione o presi nel giro della pornografia, resi schiavi del lavoro minorile o arruolati come soldati, coinvolti in traffici di droga e altre forme di delinquenza, forzati alla fuga da conflitti e persecuzioni, col rischio di ritrovarsi soli e abbandonati?

 

Per questo, in occasione dell’annuale Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, mi sta a cuore richiamare l’attenzione sulla realtà dei migranti minorenni, specialmente quelli soli, sollecitando tutti a prendersi cura dei fanciulli che sono tre volte indifesi perché minori, perché stranieri e perché inermi, quando, per varie ragioni, sono forzati a vivere lontani dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti familiari.

 (segue)

08-01-2017

 

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA CELEBRAZIONE DELLA
GIORNATA MONDIALE DELLA PACE 2017
 

 

La nonviolenza: stile di una politica per la pace

 

 1. All’inizio di questo nuovo anno porgo i miei sinceri auguri di pace ai popoli e alle nazioni del mondo, ai Capi di Stato e di Governo, nonché ai responsabili delle comunità religiose e delle varie espressioni della società civile. Auguro pace ad ogni uomo, donna, bambino e bambina e prego affinché l’immagine e la somiglianza di Dio in ogni persona ci consentano di riconoscerci a vicenda come doni sacri dotati di una dignità immensa. Soprattutto nelle situazioni di conflitto, rispettiamo questa «dignità più profonda» e facciamo della nonviolenza attiva il nostro stile di vita.

 

Questo è il Messaggio per la 50ª Giornata Mondiale della Pace. Nel primo, il beato Papa Paolo VI si rivolse a tutti i popoli, non solo ai cattolici, con parole inequivocabili: «E’ finalmente emerso chiarissimo che la pace è l’unica e vera linea dell’umano progresso (non le tensioni di ambiziosi nazionalismi, non le conquiste violente, non le repressioni apportatrici di falso ordine civile)». Metteva in guardia dal «pericolo di credere che le controversie internazionali non siano risolvibili per le vie della ragione, cioè delle trattative fondate sul diritto, la giustizia, l’equità, ma solo per quelle delle forze deterrenti e micidiali». Al contrario, citando la Pacem in terris del suo predecessore san Giovanni XXIII, esaltava «il senso e l’amore della pace fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà, sull’amore». Colpisce l’attualità di queste parole, che oggi non sono meno importanti e pressanti di cinquant’anni fa.

 (segue)

17-11-2016

 

GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA

 

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL GIUBILEO DELLE PERSONE SOCIALMENTE ESCLUSE

 

Aula Paolo VI
Venerdì, 11 novembre 2016

 

Grazie a Christian e a Robert. E grazie a tutti voi. Per essere venuti qui, per incontrarci, per incontrarmi, per pregare per me. E, come ha detto il Cardinale [Barbarin], le vostre mani sopra la mia testa mi danno forza per proseguire la mia missione, nella preghiera dell’imposizione delle mani. Grazie tante.

 

Ho preso nota di alcune parole delle due testimonianze; e poi anche dei gesti, dopo averle date.

 

Una cosa che ha detto Robert è che come esseri umani noi non ci differenziamo dai grandi del mondo. Abbiamo le nostre passioni e i nostri sogni, che cerchiamo di portare avanti a piccoli passi. La passione e il sogno: due parole che possono aiutare. La passione che, a volte, ci fa soffrire, ci tende delle trappole, interne ed esterne; la passione della malattia… Le mille passioni. Ma anche l’appassionarsi nell’andare avanti, la buona passione, e questa buona passione ci porta a sognare.

 (segue)

12-11-2016

  

1. Il pollice è il dito a te più vicino. 

Comincia quindi col pregare  per coloro che ti sono più vicini. Sono le persone di cui ci ricordiamo più facilmente. Pregare per i nostri cari è “un dolce obbligo”.

 

2. Il dito successivo è l’indice

Prega per coloro che insegnano, educano e curano.Questa categoria comprende maestri, professori, medici e sacerdoti. Hanno bisogno di sostegno e saggezza per indicare agli altri la giusta direzione. Ricordali sempre nelle tue preghiere.

3. Il dito successivo è il più alto, il medio

Ci ricorda i nostri governanti. Prega per il presidente, i parlamentari, gli imprenditori e i dirigenti. Sono le persone che gestiscono il destino della nostra patria e guidano l’opinione pubblica… hanno bisogno della guida di Dio.

 

4. Il quarto dito è l’anulare.

Lascerà molti sorpresi, ma è questo il nostro dito più debole, come può confermare qualsiasi insegnante di pianoforte. È lì per ricordarci di pregare per i più deboli, per chi ha sfide da affrontare, per i malati. Hanno bisogno delle tue preghiere di giorno e di notte. Le preghiere per loro non saranno mai troppe. Ed è li per invitarci a pregare anche per le coppie sposate.

 

5. E per ultimo arriva il nostro dito mignolo, il più piccolo di tutti

Come piccoli dobbiamo sentirci noi di fronte a Dio e al prossimo. Come dice la Bibbia, “gli ultimi saranno i primi”. Il dito mignolo ti ricorda di pregare per te stesso… Dopo che avrai pregato per tutti gli altri, sarà allora che potrai capire meglio quali sono le tue necessità guardandole dalla giusta prospettiva.

 

12-11-2016

 

          Nada te turbe, nada te espante, solo Dios basta.

 

Niente ti turbi, niente ti spaventi, 
a chi ha Dio, nulla manca, 
Dio solo basta. 
Tutto passa, Dio non cambia, 
la pazienza, tutto realizza. 
Tutto passa, tutto cambia, 
la pazienza, tutto realizza. 
Niente ti turbi, niente ti spaventi, 
a chi ha Dio, nulla manca, 
Dio solo basta. 
Niente ti turbi, niente ti spaventi, 
a chi ha Dio, Dio basta. 
Niente ti turbi, niente ti spaventi, 
solo Dio, solo Dio basta.

 

 

 

Nada te turbe, nada te espante,
quien à Dios tiene, nada le falta,
solo Dios basta.
Todo se pasa, Dios no se muda,
la paciencia, todo lo alcanza.
Todo se pasa, todo se muda,
la paciencia, todo lo alcanza.
Nada te turbe, nada te espante,
quien à Dios tiene, nada le falta,
solo Dios basta.
Nada te turbe, nada te espante,
quien a Dios tiene, Dios basta.
Nada te turbe, nada te espante,
solo Dios, solo Dios basta.

 

https://www.youtube.com/watch?v=djwIe4u4npk

 

12-11-2016

 

DAMMI, SIGNORE, UN ALA DI RISERVA

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita.

Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.

A volte nei momenti di confidenza oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un'ala soltanto, l'altra la tieni nascosta... forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza me.

Per questo mi hai dato la vita, perché io fossi tuo compagno di volo.

Insegnami allora a librarmi con Te perché vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla: vivere è abbandonarsi come un gabbiano all'ebbrezza del vento; vivere è assaporare l'avventura della libertà, vivere è stendere l'ala, l'unica ala con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.

Ma non basta saper volare con Te, Signore: Tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello, e aiutarlo a volare. Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi: non farmi più passare indifferente davanti al fratello che è rimasto con l'ala, l'unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te: soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un'ala di riserva.

 

12-11-2016

 

PREGHIERA A SANTA CHIARA

 

Per quello spirito di penitenza che Vi indusse a far costantemente vostra 

 

particolare delizia il digiuno più severo, la povertà più rigorosa, le mortificazioni più penose, e quindi la privazione di tutti i beni, la sofferenza di tutti i mali,
per consacrarvi intieramente all'amore di Gesù Cristo nell'Ordine da Voi Istituito, dietro la direzione del vostro serafico Padre S. Francesco, di cui vestiste così bene lo spirito nell'abbracciarne l'abito e la regola, impetrate a noi tutti la grazia di preferire sempre l'abbiezione alla gloria, la povertà alle ricchezze, la mortificazione ai piaceri,
al fine di essere non solo di nome, ma anche di fatto, fedeli discepoli di Gesù Cristo.
Pater, Ave, Gloria

 

 

 

Per quella specialissima divozione che aveste a Gesù Cristo in Sacramento, onde il trovarvi alla sua presenza e l'esser tosto rapita in estasi era la medesima cosa, e sebbene amatissima dell'estrema povertà, pur voleste sempre, che fosse magnifico ciò che servir dovea al santo Altare, e per questo con breve preghiera fatta insieme alle vostre consorelle innanzi all'Ostia Sacrosanta cacciaste in precipitosa fuga quei barbari Saraceni i quali già minacciavano dell'ultimo sterminio non solo il vostro monastero, ma eziandio tutta la città di Assisi; deh! impetrate a noi la grazia, o ammirabile Santa Chiara, di far nostra delizia la visita dei sacri templi, la frequenza dei sacramenti, l'assistenza ai santi misteri e la devozione più affettuosa alla santissima Eucaristia, affine di essere confortati da essa in tutto il tempo della vita e scortati con sicurezza alla beata eternità. 

 

Pater, Ave, Gloria. 

 

 

 

12-11-2016

 

Ho sentito il battito del tuo cuore

 

Ti ho trovato in tanti posti, Signore.
Ho sentito il battito del tuo cuore
nella quiete perfetta dei campi,
nel tabernacolo oscuro di una cattedrale vuota,
nell'unità di cuore e di mente
di un'assemblea di persone che ti amano.
Ti ho trovato nella gioia,
dove ti cerco e spesso ti trovo.
Ma sempre ti trovo nella sofferenza.
La sofferenza è come il rintocco della campana
che chiama la sposa di Dio alla preghiera.
Signore, ti ho trovato nella terribile grandezza
della sofferenza degli altri.
Ti ho visto nella sublime accettazione
e nell'inspiegabile gioia
di coloro la cui vita è tormentata dal dolore.
Ma non sono riuscito a trovarti
nei miei piccoli mali e nei miei banali dispiaceri.
Nella mia fatica
ho lasciato passare inutilmente
il dramma della tua passione redentrice,
e la vitalità gioiosa della tua Pasqua è soffocata
dal grigiore della mia autocommiserazione.
Signore io credo. Ma tu aiuta la mia fede.

 

 

12-11-2016

 

Nell'incontro con Eugenio Scalfari il pontefice esorta i cattolici a un nuovo impegno in politica: "Non per il potere ma per abbattere muri e diseguaglianze"

di EUGENIO SCALFARI 

 

Ci siamo abbracciati dopo tanto tempo. "La vedo bene" mi ha detto.

Anche Lei sta benissimo nonostante i continui strapazzi della sua vita.
"E' il Signore che decide".

E "sora nostra morte corporale".
"Sì, corporale".

Era la conversazione che cominciava per entrare subito nel profondo.

Santità - gli ho chiesto - cosa pensa di Donald Trump?
"Io non do giudizi sulle persone e sugli uomini politici, voglio solo capire quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai poveri e agli esclusi".

Qual è allora in questo momento tanto agitato la sua preoccupazione principale?
"Quella dei
profughi e degli immigrati. In piccola parte cristiani ma questo non cambia la situazione per quanto ci riguarda, la loro sofferenza e il loro disagio; le cause sono molte e noi facciamo il possibile per farle rimuovere. Purtroppo molte volte sono soltanto provvedimenti avversati dalle popolazioni che temono di vedersi sottrarre il lavoro e ridurre i salari. Il denaro è contro i poveri oltreché contro gli immigrati e i rifugiati, ma ci sono anche i poveri dei Paesi ricchi i quali temono l'accoglienza dei loro simili provenienti da Paesi poveri. E' un circolo perverso e deve essere interrotto. Dobbiamo abbattere i muri che dividono: tentare di accrescere il benessere e renderlo più diffuso, ma per raggiungere questo risultato dobbiamo abbattere quei muri e costruire ponti che consentono di far diminuire le diseguaglianze e accrescono la libertà e i diritti. Maggiori diritti e maggiore libertà".

Ho chiesto a papa Francesco se le ragioni che costringono la gente ad emigrare si esauriranno prima o poi. E' difficile capire perché l'uomo, una famiglia, e intere comunità e popoli vogliono abbandonare la propria terra, i luoghi dove sono nati, il loro linguaggio.

Lei, Santità, attraverso quei ponti da costruire favorirà il riaggregarsi di quei disperati ma le diseguaglianze sono nate in Paesi ricchi. Ci sono leggi che tendono a diminuirne la portata ma non hanno molto effetto. Non avrà mai fine questo fenomeno?
"Lei ha parlato e scritto più volte su questo problema. Uno dei fenomeni che le diseguaglianze incoraggiano è il movimento di molti popoli da un paese ad un altro, da un continente ad un altro. Dopo due, tre, quattro generazioni, quei popoli si integrano e la loro diversità tende a scomparire del tutto".

 

(segue)

 

21-10-2016

 

Duro monito del Pontefice alle proprie comunità di fedeli, nell'occasione del lancio del messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante. "Chi va contro la misericordia, soprattutto per i minori non accompagnati, nel Vangelo viene gettato in mare con una macina al collo", è il monito più contundente del documento

 

Semplice come una colomba, forte come un'aquila: Papa Francesco torna ancora una volta a parlare di accoglienza dello straniero, e lo fa con toni ancora più vibranti del suo consueto stile che, comunque, sta segnando il passo su un tema tanto delicato quanto urgente, ovvero la condizione di estrema vulnerabilità di milioni di persone in fuga dal proprio Paese d'origine, buona parte dei quali minorenni: "Essere cristiano e cacciare via un affamato, un rifugiato, è da ipocriti", ha esortato il pontefice davanti a gruppi di giovani cattolici e protestanti della Sassonia, Germania. "Tutti i giorni, nei giornali e nei telegiornali, si sente parlare di chi vuole difendere il Cristianesimo in occidente e va contro i rifugiati e le altre religioni: questa è una malattia, anzi un peccato".

 

Parole dure, che fotografano una situazione dove l'umanità, in troppi casi, sta lasciando il passo a indifferenza ed egoismo brutali, perché non tengono conto di chi si ha di fronte, del fatto che in quelle stesse condizioni ci si potrebbe trovare chiunque, un giorno o l'altro nella vita. Papa Francesco torna sul tema dell'accoglienza nel giorno in cui diffonde urbi et orbi il messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante, che sarà il prossimo 15 gennaio 2017: tre pagine fitte di riflessioni e indicazioni con un argomento principale, o meglio un dramma nel dramma, quello dei minori non accompagnati, "vulnerabili e senza voce".

 

Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,37; cfr Mt 18,5; Lc 9,48; Gv 13,20).

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21-10-2016

 

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2017

[15 gennaio 2017]

 

“Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”

 

Cari fratelli e sorelle!

 

«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,37; cfr Mt 18,5; Lc 9,48; Gv 13,20). Con queste parole gli Evangelisti ricordano alla comunità cristiana un insegnamento di Gesù che è entusiasmante e, insieme, carico di impegno. Questo detto, infatti, traccia la via sicura che conduce fino a Dio, partendo dai più piccoli e passando attraverso il Salvatore, nella dinamica dell’accoglienza. Proprio l’accoglienza, dunque, è condizione necessaria perché si concretizzi questo itinerario: Dio si è fatto uno di noi, in Gesù si è fatto bambino e l’apertura a Dio nella fede, che alimenta la speranza, si declina nella vicinanza amorevole ai più piccoli e ai più deboli. Carità, fede e speranza sono tutte coinvolte nelle opere di misericordia, sia spirituali sia corporali, che abbiamo riscoperto durante il recente Giubileo Straordinario.

 

Ma gli Evangelisti si soffermano anche sulla responsabilità di chi va contro la misericordia: «Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare» (Mt 18,6; cfr Mc 9,42; Lc 17,2). Come non pensare a questo severo monito considerando lo sfruttamento esercitato da gente senza scrupoli a danno di tante bambine e tanti bambini avviati alla prostituzione o presi nel giro della pornografia, resi schiavi del lavoro minorile o arruolati come soldati, coinvolti in traffici di droga e altre forme di delinquenza, forzati alla fuga da conflitti e persecuzioni, col rischio di ritrovarsi soli e abbandonati?

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17-09-2016

 

Decreto della Penitenzieria Apostolica

Poiché a Potenza correndo l’Anno Santo della Misericordia si celebra il 460° anniversario da quando nella chiesa parrocchiale di Santa Maria del Sepolcro si conserva con grande devozione la Sacra Reliquia del Preziosissimo Sangue, questa Penitenzieria Apostolica ricevute volentieri le umili suppliche dell’Eccellentissimo e Reverendissimo Mons. Salvatore Ligorio, Arcivescovo Metropolita di Potenza – Muro Lucano – Marsico Nuovo, pervenute il giorno 26 luglio 2016, concede ed impartisce benignamente la indulgenza e remissione di tutti i peccati attingendo ai celesti tesori della Chiesa in favore di ogni singolo cristiano alle solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice) da lucrare nel giorno 13 e fino al giorno 25 settembre 2016, che si possono applicare anche alle anime dei fedeli defunti che si trovano in purgatorio a mo’ di suffragio se, in spirito di penitenza e sospinti dalla carità, visiteranno come pellegrini il nominato tempio parrocchiale ed in esso parteciperanno a sacre funzioni o a riti che si celebrano o almeno dinanzi alla reliquia del Preziosissimo Sangue per un quale tratto di tempo sciolgano umili preghiere rivolte a Dio recitando il Padre Nostro, il Credo e l’invocazione della Beata Vergine Maria.

16-09-2016

  

La vicinanza del Giubileo Straordinario della Misericordia mi permette di focalizzare alcuni punti sui quali ritengo importante intervenire per consentire che la celebrazione dell’Anno Santo sia per tutti i credenti un vero momento di incontro con la misericordia di Dio. È mio desiderio, infatti, che il Giubileo sia esperienza viva della vicinanza del Padre, quasi a voler toccare con mano la sua tenerezza, perché la fede di ogni credente si rinvigorisca e così la testimonianza diventi sempre più efficace. 

Il mio pensiero va, in primo luogo, a tutti i fedeli che nelle singole Diocesi, o come pellegrini a Roma, vivranno la grazia del Giubileo. Desidero che l’indulgenza giubilare giunga per ognuno come genuina esperienza della misericordia di Dio, la quale a tutti va incontro con il volto del Padre che accoglie e perdona, dimenticando completamente il peccato commesso. Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli sono chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la Porta Santa, aperta in ogni Cattedrale o nelle chiese stabilite dal Vescovo diocesano, e nelle quattro Basiliche Papali a Roma, come segno del desiderio profondo di vera conversione. Ugualmente dispongo che nei Santuari dove si è aperta la Porta della Misericordia e nelle chiese che tradizionalmente sono identificate come Giubilari si possa ottenere l’indulgenza. È importante che questo momento sia unito, anzitutto, al Sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione della santa Eucaristia con una riflessione sulla misericordia. Sarà necessario accompagnare queste celebrazioni con la professione di fede e con la preghiera per me e per le intenzioni che porto nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero.

06-05-2016

 

Cari fratelli e sorelle, 

l’Anno Santo della Misericordia ci invita a riflettere sul rapporto tra la comunicazione e la misericordia. In effetti la Chiesa, unita a Cristo, incarnazione vivente di Dio Misericordioso, è chiamata a vivere la misericordia quale tratto distintivo di tutto il suo essere e il suo agire. Ciò che diciamo e come lo diciamo, ogni parola e ogni gesto dovrebbe poter esprimere la compassione, la tenerezza e il perdono di Dio per tutti. L’amore, per sua natura, è comunicazione, conduce ad aprirsi e a non isolarsi. E se il nostro cuore e i nostri gesti sono animati dalla carità, dall’amore divino, la nostra comunicazione sarà portatrice della forza di Dio. 

Siamo chiamati a comunicare da figli di Dio con tutti, senza esclusione. In particolare, è proprio del linguaggio e delle azioni della Chiesa trasmettere misericordia, così da toccare i cuori delle persone e sostenerle nel cammino verso la pienezza della vita, che Gesù Cristo, inviato dal Padre, è venuto a portare a tutti. Si tratta di accogliere in noi e di diffondere intorno a noi il calore della Chiesa Madre, affinché Gesù sia conosciuto e amato; quel calore che dà sostanza alle parole della fede e che accende nella predicazione e nella testimonianza la “scintilla” che le rende vive. 

16-04-2016

 

Rimani informato sulle iniziative della Parrocchia!

 

Abbiamo attivato un servizio di messaggistica whats app grazie al quale puoi ricevere gli avvisi parrocchiali.

 

Per accedere al servizio è necessario memorizzare sul proprio telefonino questo numero

 346 4969534

 Siccome non è un gruppo, ma solo una lista di invio, memorizzando questo numero non riceverai messaggi da parte di tutti gli iscritti al servizio, ma solo quelli inviati dalla Parrocchia.

 Ma se non memorizzi nei tuoi contatti il numero 346 4969534

 non potrai ricevere gli avvisi parrocchiali.

09-04-2016

 

ESORTAZIONE APOSTOLICA POSTSINODALE
AMORIS LAETITIA
DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
AI VESCOVI, AI PRESBITERI E AI DIACONI
ALLE PERSONE CONSACRATE
AGLI SPOSI CRISTIANI E A TUTTI I FEDELI LAICI
SULL’AMORE NELLA FAMIGLIA

 

1. La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il giubilo della Chiesa. Come hanno indicato i Padri sinodali, malgrado i numerosi segni di crisi del matrimonio, «il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa». Come risposta a questa aspirazione «l’annuncio cristiano che riguarda la famiglia è davvero una buona notizia».

 

2. Il cammino sinodale ha permesso di porre sul tappeto la situazione delle famiglie nel mondo attuale, di allargare il nostro sguardo e di ravvivare la nostra consapevolezza sull’importanza del matrimonio e della famiglia. Al tempo stesso, la complessità delle tematiche proposte ci ha mostrato la necessità di continuare ad approfondire con libertà alcune questioni dottrinali, morali, spirituali e pastorali. La riflessione dei pastori e dei teologi, se è fedele alla Chiesa, onesta, realistica e creativa, ci aiuterà a raggiungere una maggiore chiarezza. I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri della Chiesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche.

 

3. Ricordando che il tempo è superiore allo spazio, desidero ribadire che non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero. Naturalmente, nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano. Questo succederà fino a quando lo Spirito ci farà giungere alla verità completa (cfr Gv 16,13), cioè quando ci introdurrà perfettamente nel mistero di Cristo e potremo vedere tutto con il suo sguardo. Inoltre, in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali. Infatti, «le culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale […] ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato».

 

02-04-2016

 Leggete le Beatitudini, vi farà bene! (Papa Francesco)

 GMG – Giornata Mondiale della Gioventù 2016

 Cracovia – 25 luglio / 2 agosto 2016

 http://www.krakow2016.com/it/

 

 Carissimi giovani,

 siamo giunti all’ultima tappa del nostro pellegrinaggio a Cracovia, dove il prossimo luglio, celebreremo insieme la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù. Nel nostro lungo e impegnativo cammino siamo guidati dalle parole di Gesù tratte dal “discorso della montagna”. Abbiamo iniziato questo percorso nel 2014, meditando insieme sulla prima Beatitudine: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli» (Mt 5,3). Per il 2015 il tema è stato «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Nell’anno che ci sta davanti vogliamo lasciarci ispirare dalle parole: «Beati i misericordiosi , perché troveranno misericordia» (Mt 5,7).

1. Il Giubileo della Misericordia

Con questo tema la GMG di Cracovia 2016 si inserisce nell’Anno Santo della Misericordia, diventando un vero e proprio Giubileo dei Giovani a livello mondiale. Non è la prima volta che un raduno internazionale dei giovani coincide con un Anno giubilare. Infatti, fu durante l’Anno Santo della Redenzione (1983/1984) che san Giovanni Paolo II convocò per la prima volta i giovani di tutto il mondo per la Domenica delle Palme. Fu poi durante il Grande Giubileo del 2000 che più di due milioni di giovani di circa 165 paesi si riunirono a Roma per la XV Giornata Mondiale della Gioventù. Come avvenne in questi due casi precedenti, sono sicuro che il Giubileo dei Giovani a Cracovia sarà uno dei momenti forti di questo Anno Santo!

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27-02-2016

  

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
FRANCESCO
PER LA QUARESIMA 2016

 

"Misericordia io voglio e non sacrifici" (Mt 9,13).
Le opere di misericordia nel cammino giubilare
 

1. Maria, icona di una Chiesa che evangelizza perché evangelizzata 

Nella Bolla d’indizione del Giubileo ho rivolto l’invito affinché «la Quaresima di quest’anno giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio» (Misericordiae Vultus, 17). Con il richiamo all’ascolto della Parola di Dio ed all’iniziativa «24 ore per il Signore» ho voluto sottolineare il primato dell’ascolto orante della Parola, in specie quella profetica. La misericordia di Dio è infatti un annuncio al mondo: ma di tale annuncio ogni cristiano è chiamato a fare esperienza in prima persona. E’ per questo che nel tempo della Quaresima invierò i Missionari della Misericordia perché siano per tutti un segno concreto della vicinanza e del perdono di Dio. 

Per aver accolto la Buona Notizia a lei rivolta dall’arcangelo Gabriele, Maria, nel Magnificat, canta profeticamente la misericordia con cui Dio l’ha prescelta. La Vergine di Nazaret, promessa sposa di Giuseppe, diventa così l’icona perfetta della Chiesa che evangelizza perché è stata ed è continuamente evangelizzata per opera dello Spirito Santo, che ha fecondato il suo grembo verginale. Nella tradizione profetica, la misericordia ha infatti strettamente a che fare, già a livello etimologico, proprio con le viscere materne (rahamim) e anche con una bontà generosa, fedele e compassionevole (hesed), che si esercita all’interno delle relazioni coniugali e parentali.

 2. L’alleanza di Dio con gli uomini: una storia di misericordia

 Il mistero della misericordia divina si svela nel corso della storia dell’alleanza tra Dio e il suo popolo Israele. Dio, infatti, si mostra sempre ricco di misericordia, pronto in ogni circostanza a riversare sul suo popolo una tenerezza e una compassione viscerali, soprattutto nei momenti più ...

21-11-2015

 

Preti rigidi che “mordono”; seminaristi quasi sadici perché, in fondo, “psichicamente ammalati”; mamme che danno “schiaffi spirituali” e vescovi giramondo che si preoccupano poco dei problemi in diocesi e che forse farebbero meglio a “dimettersi”. Sono le immagini e le metafore che costellano il ‘compendio' sulla formazione e il ministero dei sacerdoti che Francesco stila oggi durante la lunga udienza ai partecipanti al Convegno alla Pontificia Università Urbaniana, promosso dalla Congregazione per il Clero in occasione del 50° anniversario dei Decreti Conciliari Optatam totius e Presbyterorum ordinis. 

I preti sono uomini, non formati in laboratorio

“Il cammino di santità di un prete inizia in seminario!”, sottolinea infatti Bergoglio, identificando tre fasi topiche: “Presi fra gli uomini”, “costituiti in favore degli uomini”, presenti “in mezzo agli altri uomini”.

“Presi fra gli uomini” nel senso che “il sacerdote è un uomo che nasce in un certo contesto umano; lì apprende i primi valori, assorbe la spiritualità del popolo, si abitua alle relazioni”. “Anche i preti hanno una storia”, mica sono “funghi” che “spuntano improvvisamente in Cattedrale nel giorno della loro ordinazione”, dice Francesco.  È importante, perciò, che i formatori e gli stessi preti tengano conto di tale storia personale lungo il cammino della formazione. “Non si può fare il prete credendo che uno è stato formato in laboratorio”, aggiunge a braccio, “no, incomincia in famiglia con la tradizione della fede e tutte le esperienze della famiglia”. Occorre, pertanto, che tutta la formazione “sia personalizzata, perché è la persona concreta ad essere chiamata al discepolato e al sacerdozio”. 

Famiglia primo centro vocazionale. "Non dimenticate mamme e nonne"

Soprattutto bisogna ricordare il fondamentale “centro di pastorale vocazionale” che è la famiglia: “chiesa domestica e primo e fondamentale luogo di formazione umana”, dove può germinare “il desiderio di una vita concepita come cammino vocazionale”. “Non dimenticatevi delle vostre mamme e delle vostre nonne”, esorta Francesco. Poi, elenca gli altri contesti comunitari: “scuola, parrocchia, associazioni, gruppi di amici”, dove - dice - “impariamo a stare in relazione con persone concrete, ci facciamo modellare dal rapporto con loro, e diventiamo ciò che siamo anche grazie a loro”. 

Un buon prete”, dunque, “è prima di tutto un uomo con la sua propria umanità, che conosce la propria storia, con le sue ricchezze e le sue ferite, e che ha imparato a fare pace con essa, raggiungendo la serenità di fondo, propria di un discepolo del Signore”, evidenzia Francesco. Per questo “la formazione umana” è necessaria per i sacerdoti, “perché imparino a non farsi dominare dai loro limiti, ma piuttosto a mettere a frutto i loro talenti”.

"I preti nevrotici? Non va... Vadano dal medico a farsi dare una pastiglia" 

18-11-2015

 

Anche tu puoi aiutare!

Ogni sera i nostri volontari si recano in stazione, nei luoghi degli ultimi, per portare conforto e vicinanza a quanti non hanno neppure un letto dove dormire.

Ogni sera i nostri fratelli e le nostre sorelle meno fortunate ricevono un piatto caldo, qualcosa da bere, una parola, un sorriso.

Ogni sera i nostri volontari distribuiscono amore per quanti non hanno amore.

Unisciti a noi, puoi farlo, non costa nulla, e vale tanto, tantissimo.

Provaci, è assai più facile di quanto tu possa immaginare!

E serve tanto, anche a te, a ciascuno di noi … serve ad immaginare un mondo migliore, a contribuire ad un mondo migliore.

Chiedi di Suor Gabriella o di Marcello della Fondazione Madre Teresa di Calcutta … sono pronti ad accoglierti!

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